Il ritorno dell’Anima – La Precessione Aquariana

«È luogo comune affermare che il movimento di precessione degli equinozi fu scoperto da Ipparco nel II secolo a.C. […] Eppure, restando all’interno della tradizione greca, già Platone, due secoli prima di Ipparco, parla, nell’VIII libro della Repubblica, dei 25.920 anni che porterebbero a una valutazione del movimento di precessione degli equinozi di un grado ogni 72 anni, cifra diversa da quella di Ipparco e di Tolomeo (un grado ogni cento anni) e più vicina ai valori attuali»1

Anche nel Timeo, Platone definisce l’anno perfetto, per il quale la volta celeste ritorna al proprio punto di partenza.

Ma in che consiste questo straordinario movimento celeste al quale si fa riferimento quando per esempio si parla della celeberrima o famigerata era dell’Aquario?

Partiamo da una distinzione: checché se ne pensi in ambiti profani, i segni zodiacali non sono le costellazioni. L’eclittica è quella fascia celeste che funge da autostrada al radioso percorso del Sole, che accompagnato dalla sua corte di pellegrini celesti, i pianeti, scandisce la ciclicità di ogni cosa e di ogni tempo. Questo cerchio virtuale che si viene a produrre attorno a noi, questa esatta circonferenza, viene divisa in dodici uguali settori di 30° gradi ciascuno, che rispondono in primo luogo ad una simbologia numerologica che nulla ha a che vedere con le reali dimensioni delle costellazioni, né con il loro esatto numero. Peraltro, le costellazioni stesse non sono che astrazioni, linee ipotetiche tracciate a definire cosmogonie nei cieli a fini narrativi o orientativi, o entrambi; lo spirito del divino nell’uomo che per necessità si proietta nel cielo, e nulla più, e scusa se è poco, perché è proprio grazie a questa proiezione che la creatura che cammina inventa la magia.

E la numerologia alla quale il cielo e il suo speculo, la terra, rispondono, è quella che i babilonesi e prima di loro i sumeri hanno sapientemente individuato e che, correntemente, è in uso quotidiano da tutti noi ai nostri giorni e che consiste: 1, nel sistema duodenario, a base dodici, le ore del giorno e quelle della notte, i mesi nell’anno, le tonalità nel Ciclo delle Quinte in Musica, un numero quindi che esprime circolarità; 2, il settenario, sistema numerico a base 7 che scandisce il ritmo alla settimana, i sette pianeti classici, le sette note della Scala Musicale in tutte le culture, e 3, il ternario, per il quale la materia viene in essere, dall’atomo tripartito in Elettrone Neutrone e Protone fino ai ricci delle castagne, che si producono a gruppi di 3 e dove in ogni riccio vi sono solitamente 3 castagne. Ogni cosa, ogni idea, ogni concetto ha due estremi e un medio. Non si scappa.

Anche il Sepher Yetzirah, il più antico testo cabbalistico a noi pervenuto e che io definisco la Stele di Rosetta dell’esoterismo occidentale, parla di una creazione basata sulle 22 lettere dell’Alef Beit, l’alfabeto ebraico, tripartito in tre madri, sette doppie e dodici semplici.

3+7+12=22

Ora, è sorprendente che 22:7=3,14, il Pi greco, il numero del Cerchio. Su questa numerologia si basa il cerchio, appunto, dei segni zodiacali, che prende inizio dal punto equinoziale a Oriente, 0° gradi Ariete, e si estende per i 360° del cerchio dell’Eclittica, il cammino del carro solare. 12X30=360, ed ecco all’opera quella magica numerologia.

Come possiamo vedere abbiamo a che fare con un discorso puramente simbolico e che con le costellazioni nel loro aspetto astronomico, altro non condivide che i loro suggestivi nomi e le forme rappresentative. Per questo è totalmente insensato inserire, per esempio, una tredicesima costellazione, perché il cerchio e la materia nel suo essere costitutivo non verrebbero più a corrispondere, insomma, non in questo sistema dimensionale. Ribadiamolo: 3 Madri, 7 Doppie e 12 Semplici. Non 13.

Stabilito questo, l’astrologo, naturalmente, interpreta le costellazioni, o il cosiddetto cielo delle stelle fisse, le quali del tutto fisse non sono ma si muovono ad una velocità di 1°grado ogni 72 anni, così che dal 2012, per fare un esempio, è possibile affermare che la stella reale Regulus, la stella Alfa della Costellazione del Leone altrimenti detta il Cuore del Leone, abbia fatto il suo ingresso nel segno della Vergine. Con ciò non si può certo affermare che chi nasce Vergine oggi debba essere considerato Leone, per carità, dal momento che ogni nascita traccia il proprio arco dal punto equinoziale, dalla cosiddetta croce cardinale la quale resta evidentemente immutata, dal momento che la primavera inizia inesorabilmente il 21 marzo per tutti e da sempre, ma vorrà piuttosto essere interpretato, questo dato, come un sapore, una intonazioneregale e leonina che va ad aggiungersi alle nascite e agli eventi del primo Quinario del segno della Vergine.

Quindi lo Zodiaco deve essere necessariamente Tropico e non Sidereo, dal momento che se è Tropico può godere di una doppia chiave interpretativa, quella delle costellazioni che si muovono sui segni, mentre, essendo sidereo, la chiave interpretativa simbolica dei segni viene del tutto a mancare, costringendo l’astrologo a lavorare con uno strumento in meno. (Almeno questo è quanto vale per l’Astrologo occidentale, i cui soggetti rispondono normalmente a questo tipo di astrologia. Riconosco un nativo Ariete da uno Pesci come riconosco l’Asso di Denari da quello di Bastoni, o un Do da un Do diesis, il vicino essendo sempre il più dissonante e per questo diverso).

Ecco quindi muovendosi le costellazioni, pure il punto Est del mondo, detto altrimenti Punto Gamma o Vernale, procede spostandosi al contrario, per moto retrogrado e quindi avverso a tutti gli astri, pianeti e stelle compresi, in senso orario, per la stessa velocità di un grado ogni 72 anni, nel cerchio degli animali, di volta in volta incarnandone uno, diventando ora Leone, ora Gemelli, ora Toro, ora Ariete ed ora Pesci e domani, o al più tardi ormai, dopodomani, Aquario. Un grado ogni 72 anni, un segno ogni 2160 anni, una intera rivoluzione siderale zodiacale ogni 25920 anni. Questi sono i tempi del cielo, il quale bascula letteralmente come una trottola, col suo virtuale Oriente che in ogni segno entrando, ne indossa le vestigia e ne assume le sembianze, e noi con esso.

Quando per esempio il Punto Gamma si trovava ad attraversare il Toro, o per essere più esatti, a transitare lungo l’asse Toro-Scorpione, tra il 4000 ed il 2000 a.C. approssimativamente (perché come vedremo non si può essere precisi per questo computo) – e siamo al tempo del regno di Sumer o degli Egizi – allora si adora il bue Api o la vacca Hator. Toro e Scorpione sono due segni fissi, l’asse è di Terra e di Acqua, e Terra più Acqua fa Agricoltura, e Toro è Allevamento. Quindi oltre che sul piano del Divino e del Sacro, il cielo regala di volta in volta all’uomo un sapere, una conoscenza, elargisce a questa povera creatura di terra e di sputo una spinta evolutiva fenomenale.

Poi, dopo un paio di migliaia di anni, in Esodo 32 Mosè, infuriato, scende a rotta di collo dal Sinai, per distruggere le Tavole dei Comandamenti ed il Vitello d’oro fabbricato da Aronne. Questo perché è venuto il tempo dell’Agnello; perché retrogradando, l’est del mondo fa il suo ingresso a 30° Ariete, segno di Fuoco primario. Ora è tempo di bruciare. L’asse è Ariete-Bilancia, Aria Fuoco. Siamo a poco più di duemila anni prima di Cristo, un attimo, per quelle che sono le dinamiche dell’Universo.

Scrive Bernard Melguen, e cito da un vecchio numero di Linguaggio Astrale, che il nome Abramo «significa “venuto dall’ariete” o “figlio dell’ariete”, (non so da dove il Melguen prenda questa etimologia ma è interessante – NdR) vive […] ad Ur in Mesopotamia quando Dio gli ordina di rinunciare alle sue greggi di bovini (Toro – NdR) per diventare nomade ed allevatore di montoni (Ariete – NdR)»2. Giocando un po’ come la langue des oiseaux, o cabbalah fonetica, e a noi piace giocare, Ab in ebraico vuol dire padre, e ram in inglese è l’Ariete, quindi Ab-ram, è Padre Ariete. L’etimologia più veritiera è quella di padre grande o padre nobile che con la successiva aggiunta della H, in Abraham, diventerà padre dei popoli. In questo, Abramo è il padre delle tre religioni monoteistiche, Ebraismo, Cristianesimo ed Islam.

Lo stesso sacrificio di Isacco è all’insegna dell’Ariete. Abramo si è recato sul monte Moriah per sacrificare suo figlio Isacco per ordine di Dio stesso, ma quando è in procinto di farlo, un angelo del Signore lo ferma e gli concede di sostituire la vittima con un Ariete.

Poi, procedendo nel suo percorso retrogrado, l’Asse Vernale fa il suo ingresso nei Pesci dalla fine del segno. E qui dobbiamo soffermarci un istante. All’inizio di questo percorso abbiamo parlato del Grande Anno o Anno Platonico di 25920 anni, ciclo al termine del quale le Costellazioni si trovano a combaciare perfettamente con i Segni. Ragionando, se il Punto Vernale si muove per moto retrogrado, al termine del suo percorso in Ariete e nel momento in cui entra nel segno dei Pesci, viene a trovarsi esattamente sul grado di 0° Ariete o 30° Pesci. Insomma, è un evento importantissimo dal punto di vista astrologico, perché non soltanto siamo in concomitanza di un cambio di segno, ma addirittura al compimento di un intero Anno Platonico. Quanto accade in questo tempo deve quindi essere tenuto in grandissima considerazione.

Affinché un momento come questo accada nuovamente, sarà necessario attendere 26000 anni. È la rarità del fenomeno a renderlo sensazionale.

Ed è esattamente in questo tempo che nasce Gesù, il Cristo. Ora, non è fondamentale a nostro avviso che la nascita dello stesso abbia avuto una effettiva incarnazione, la eventuale assenza di evidenza storica e fisica del Cristo non ne inficia il significato simbolico e la sua effettiva potenza spirituale, e nemmeno la reale esistenza in termini di essenza e intelligenza divina. Il Figlio dell’Uomo, come vedremo, è molto più del semplice involucro di carne al quale vorremmo attribuire quei miracoli e quegli insegnamenti e sul quale speriamo per levarci le castagne dal fuoco. Intendo dire che quell’essenza Pescina che ha pervaso quel tempo, ha permesso l’avvento del Padre in ciascuno che si sia dimostrato volenteroso ad accoglierlo. Per il cristiano il Cristo è e non necessita di incarnazioni, e quando è il tempo, se necessario, se serve, invia il Maestro, il Figlio. Ma è importante che passi la dottrina, l’insegnamento, la fiammella che modifica lo stato dell’anima.

L’asse Vernale stava quindi per fare il suo ingresso nel segno dei Pesci. Matteo, l’astrologo tra gli Evangelisti, ce lo descrive bene. Cito dal mio libro “Il Canto Segreto dell’Universo”:

«[…], prendendo spunto da Matteo l’Evangelista, il quale è il solo a parlarne, una tradizione vuole che i Magi che fanno visita al Bambino siano in numero di tre, perché tre sono i doni: oro, incenso e mirra3.

«Entrati nella casa, videro il bambino con Maria, e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra» (Matteo 2,11non 12!!!). Matteo però nel suo Vangelo non parla di Re ma di Magi, ed è ancora una tradizione che ci informa sulla natura “regale” di questi Magi, secondo la quale i Re della terra si prostrano davanti al Re dei Cieli rendendogli omaggio. È per questo acquisito tradizionalmente che i Magi debbano essere dei Re e che siano in numero di Tre. Ricorriamo […] alla ghematria, questa stupenda e sorprendente tecnica di indagine pervenutaci dalla Santa Qabbalah. [stiamo facendo della Qabbalah Cristiana, come Pico, per esempio].

La parola Re, in Ebraico, è Melek מלך , il cui valore ghematrico è 90. Moltiplicando questo numero per tre, il numero dei Re, otteniamo 270 (90×3=270), numero che, espresso astronomicamente in termini di longitudine assoluta, corrisponde, in maniera sorprendentemente significativa, al primo grado del segno del Capricorno, ovvero al Solstizio d’Inverno, il compleanno del Dio Incarnato. Inoltre 90 è la ghematria della parola Maim (מים) il cui significato, “acqua”, può essere qui inteso come «simbolo di fertilità e di nascita»4nella tripartizione divina e creatrice (3×90=270), nonché nel suo significato più specificamente biologico di ‘liquido amniotico’. Ancora 90 è la ghematria della parola “manna”, in Ebraico Man (מן), parola che, nella sua pronuncia, si associa foneticamente all’inglese “man”, uomo, e difatti, in questo luogo astrologico, 270° di longitudine assoluta o 1° Capricorno, avviene la nascita del Figlio dell’Uomo.

Per questa analogia importantissima, ogni nascita umana è un Santo Natale, ed in questo risiede il significato del “Dio figlio dell’Uomo”: ognuno di noi lo è, e questa verità concettuale travalica ogni credo religioso od ideologico. Non è indispensabile abbracciare alcuna fede per sentire intimamente di essere parte della divinità, ma è semplicemente indispensabile, ora più che mai, di prenderne coscienza. Canta il Salmo 82: «Io ho detto: voi siete dei»5.

Alla luce di quanto sopra, è assolutamente legittimo, per lo storico, di ricercare prove storiche dell’esistenza di un personaggio del genere, di Gesù, ma a noi mistici, dal momento che stiamo parlando di un evento cosmico di portata eccezionale, non suscita stupore alcuno l’immaginare che una figura del genere non possa essere che la materializzazione spirituale irradiante di un’essenza cosmogonica di una forza indescrivibile, che è nata contemporaneamente in ognuno nel suo tempo, e che è stata predetta dai profeti in quanto evento catalizzante e focalizzato nell’esatto momento in cui l’asse precessionale ritornava al suo punto di partenza, al punto più importante, all’Oriente perfetto.

La simbologia coinvolta nell’Evangelo, sia sinottico che gnostico ed in tutto il proto-cristianesimo è intrisa di Pesci e Vergine. Il Cristo è identificato nel Pesce Ichtys, che sta per “Ἰησοῦς Χριστὸς, Θεοῦ Υἱὸς, Σωτήρ” (Iēsous Christos, Theou Yios, Sōtēr), Gesù Cristo figlio di Dio Salvatore.

Inoltre, astrologicamente la Vergine presiede ai falegnami, e Joshuah è falegname figlio di falegnami, e ancora Vergine è il segno delle messi, e i pani, con i pesci, compaiono più volte tra i miracoli. Pesci è segno di Acqua, e il Cristo cammina sulle acque. E poi Maria, la Vergine… Madre di Dio. Questo è importantissimo.

Quindi Giovanni, il preferito, il più giovane, lo gnostico, il quale nella sua Rivelazione o Apocalisse, questo inno al settenario indirizzato alle Sette Chiese dell’Asia Minore, quadripartito tra i Sette Sigilli, le Sette Trombe, i Sette Segni, e i Sette Calici, ci prepara ad un secondo avvento alla fine di un tempo. Molti hanno visto in questa Apocalisse la fine totale di questo mondo, o l’inizio di uno nuovo a venire.

Citiamo:

«Ed essa fece sì che tutti, e piccoli e grandi, e ricchi e poveri, e liberi e servi, ricevano un’impronta sulla loro mano destra o sulla loro fronte, di modo che nessuno possa comprare o vendere, se non chi ha l’impronta, il nome della bestia o il numero del suo nome. Qui sta la sapienza! Chi ha intelligenza, calcoli il numero della bestia; perché è un numero d’uomo. E il suo numero è seicentosessantasei» (Apocalisse 13 16-18).

Effettivamente la simbologia è di un’attinenza sconcertante, con il tempo che stiamo vivendo adesso, e siamo nel 2022. Tanto per banalizzare, le tre vau di world wide web coincidono con il seicentosessantasei, il marchio che ognuno dovrà avere per vendere e comprare, e che si è ormai evoluto in altre forme tecnologicamente e biologicamente più perverse che da qui a non molto rischieranno di essere addirittura sottocutanee. Anzi, che già lo sono. Ormai tale idea non ci sorprende più. E si parla della «sconfitta del dragone, legato per mille anni e poi cacciato all’inferno coi suoi» (Apocalisse 20-1-2), e «Egli afferrò il dragone, l’antico serpente che è il diavolo, Satana, e lo incatenò per mille anni; e lo precipitò nell’abisso e chiuse e sigillò sopra di lui, perché non potesse più sedurre le nazioni, finché non fossero finiti i mille anni, dopo i quali dev’essere sciolto per poco tempo». (Apocalisse 20 2-3). E qui si parla del ritorno del Cristo, il Verace, e della sua vittoria sulla Bestia.

Insomma, coi Draghi continuiamo ad avere a che fare, e curiosamente personaggi e interpreti di questa straordinaria vicenda li vediamo sfilare uno ad uno.

Non è difficile avere l’impressione di trovarci ad una sorta di resa dei conti. Che il momento sia apocalittico lo percepiamo.

Astrologicamente, ad oggi, dovremmo trovarci sul primo decano del segno dei Pesci secondo la gran parte degli astrologi. Sri Yukteswar Giri, il Maestro del Grande Paramahansa Yogananda, appartenente alla linea di Mahaavatar Babaji, quindi un lignaggio di altissimo livello, nel 1894 ci annunciava l’uscita dal Kali Yuga all’inizio del ventesimo secolo. Egli scrive testualmente:

«All’inizio del XX secolo l’equinozio di autunno cadrà tra le stelle fisse della costellazione della Vergine, nella prima parte della fase ascendente del Dvapara Yuga»6.

Quindi secondo questo grande ed autorevole Maestro, saremmo già da un secolo usciti da quello che è lo Yuga dell’oscurità e dell’ignoranza, ed oscurità più ignoranza uguale oscurantismo. Ne sappiamo qualcosa, e continuiamo a saperne qualcosa.

Quindi, chi dice Kali, chi Dvapara, questo perché movimenti così ampi e lenti non sono di facile misurazione, per noi che siamo così piccoli, rapidi e caduchi. Le varie Ayanamsha dell’astrologia siderale vedica non sono d’accordo l’una con l’altra ma tutte concordano nel trovarsi al primo decano se non ai primi gradi di Pesci.

Qui da noi le cose vanno più o meno nello stesso modo. Per qualcuno la data potrebbe essere quella dell’ingresso della stella Regulus in Vergine nel 2012, altri parlano dell’inizio del ventunesimo secolo ma a titolo puramente simbolico, bi-millenarista, direi. Altri ancora indicano il 2020, e più esattamente il solstizio d’inverno di quell’anno, come data papabile per l’ingresso del punto vernale nel segno d’Aria dell’Aquario.

In effetti qualcosa di estremamente particolare succede in quel giorno esatto, e che coinvolge proprio il segno aquariano, e ci stiamo riferendo al doppio ingresso di Giove e di Saturno nel segno, nello stesso giorno esatto del solstizio.

Se è importante un ingresso, è doppiamente importante un doppio ingresso simultaneo, e diventa ancora più importante se questi avviene in una delle date cardinali, ovvero equinoziali o solstiziali. In questo caso avviene nel giorno del solstizio d’inverno del 2020, in quel 270° grado di longitudine assoluta del quale abbiamo appena parlato, nel giorno della nascita del Figlio dell’Uomo.

Dal mio “Il Canto Segreto dell’Universo”:

«Questo punto segna il Natale tra i Cristiani, ed in tutte le religioni di ogni tempo, corrisponde alla data di nascita degli Dei: Horus ed Osiride in Egitto; Quetzalcoatl in Messico; Orfeo, Bacco, Ercole e Adone in Grecia; Budda e Krishna, in India; Mitra in Persia; Tammuz a Babilonia ecc… e difatti questo grado zodiacale, 1° Capricorno, corrisponde esattamente al compiersi del nono mese astrologico7, ovvero, analogicamente, al tempo di gestazione dell’essere umano, e trova perfetta corrispondenza con il significato simbolico della data del “Natale”8 (il giorno in cui nasce il Figlio dell’Uomo), festività religiosa che, in tutte le culture da noi conosciute, come abbiamo appena detto, fa nascere gli Dei».

Ora, questa particolare congiunzione è quindi già soltanto per queste ragioni di centrale importanza. Se aggiungiamo il fatto che si tratta di una Conjunctio Maxima, per usare il termine coniato da Keplero, ovvero di una congiunzione grandissima, che appartiene ad un ciclo di 794 anni…

Bene, Giove e Saturno sono rispettivamente il Grande Benefico ed il Grande Malefico, secondo la lezione classica, quindi in sintesi il Bene ed il Male che si fronteggiamo. Mettiamo insieme tutti i punti e comprendiamo l’importanza dell’evento, collocabile appunto tra le date candidabili ad essere scelte quale date d’inizio dell’Era Aquariana. Difficile trovare evento più importante e singolare e meriterà fare un lavoro a parte su questo spettacolare ed entusiasmante cielo solstiziale.

Ma in cosa consisterebbe questa era dell’Aquario? L’Aquario è raffigurato dal portatore di acqua, una figura umana o un angelo, se con le ali o senza; alato, l’uomo verticale, divinizzato, senza, un essere amputato di ogni spiritualità, totalmente orizzontale, designificato di ogni sua componente divina e per questo privo di ogni massimo utopico raggiungibile, per il quale non esiste un tetto, non esiste un limite, non esiste soglia di protezione e non esistendo Dio diventa Dio egli stesso ma minore, cinico, rendendosi lecita ogni cosa, donandosi l’Inferno. Mi pare fosse Jung a dire che il libero arbitrio consiste nella possibilità di scegliere l’Inferno. È importante comprendere questo: non parla di libertà di scegliere il paradiso, perché quello È. Parla di scegliere l’inferno, perché nel Duale, nel Dia-Bolos, nella separazione, solo l’Inferno è una scelta. È pericoloso quindi un uomo senza Dio. È carnefice, è feroce un uomo senza Dio. È privo di scrupoli perché privo di limite etico un uomo senza Dio. Diceva ancora credo Jung da qualche parte che Dio è il nostro massimo utopico raggiungibile, quindi, pura salvezza, come ogni limite è salvifico all’espansione.

Questo è il rischio del segno dell’Aquario, di prendere coscienza della potenza dell’uomo, disconoscendone l’origine divina, le ali.

Astrologicamente Aquario è legato all’industria farmaceutica, alla corsa scientifica, alla conoscenza senza scrupoli, alla negazione totale del sacro ed alla venerazione della razionalità. Urano, il moderno governatore del segno, viene scoperto durante la Rivoluzione Francese, e nei Lumi è racchiusa la sua simbologia, la sua significanza più profonda. Urano è il nuovo a tutti i costi, la conquista di nuove frontiere, l’abbattimento di qualsiasi barriera inibitoria, è vietato vietare, e quindi la scienza innanzi tutto, all’insegna di un nuovo dogma sempre più indiscutibile che rischia di portare il mondo allo sfacelo più totale, verso l’annichilimento dell’anima. Questa la brutta notizia.

Quella buona sono le ali. In Aquario quell’uomo che già ha conquistato l’elemento Terra nel Toro, e poi il Fuoco nell’Ariete e poi ancora l’Acqua battesimale del Cristianesimo, apprende finalmente di essere Figlio dell’Uomo, comprende intimamente il significato occulto e sacro di quei Tre Magi che suggeriscono i 9 mesi di gestazione del Figlio dell’Uomo e della Donna, del Sole e della Luna, e comprende di essere Dio compartecipante del divino, di essere Anima una e unica, comprende di essere il tutto appartenente al tutto.

Riguardo all’unicità dell’Anima, cito ancora dal “mio” Canto (Il Canto Segreto dell’Universo):

Sulla non molteplicità dell’anima, ancora secondo Al-Biruni: «Si dice che l’anima sia come l’acqua piovana che cade dal cielo, sempre la stessa, sempre della stessa natura»9, e quindi Una ed Immutabile, Divina, e per questo in grado di operare il Miracolo della Metempsicosi, del Gilgul, perché Anima è una ed infinita, e può incarnarsi in quanti contenitori le siano necessari, all’infinito, come da un oceano si possono riempire infinite scodelle, ognuna delle quali è destinata a svuotarsi alla sua fonte. Anima non si può quantificare perché è Uno. Tutti siamo Uno. È solo la coscienza che individualizza l’esperienza. Per questo è detto “ama il prossimo tuo come te stesso”: perché effettivamente lo è.

Ecco. In questo periodo stiamo assistendo ad un cambiamento epocale, dove questa dicotomia si è cristallizzata in una sorta di scontro finale. Le manifestazioni di piazza di questi ultimi due anni, si differenziano dalle precedenti mobilitazioni per la loro natura assolutamente pacifica e profondamente spirituale. Si parla di scienze dello spirito, tra i manifestanti, di astrologia, di yoga, di qabbalah, e questo sembra nuovo. Si sfidano gli idranti coi rosari senza per questo scadere nel bigottismo. Sento sempre più parlare, anche da svariati relatori presenti nel dibattito del dissenso, di cristianesimo, del cristianesimo delle origini, e non ci se ne vergogna più, perché lo snaturamento postilluministico positivista e materialista ci aveva insegnato a vergognarci dello spirito e soprattutto del cristianesimo, facendo a che la gran parte si volgesse, per necessità dell’anima, verso discipline più per così dire accettabili dal punto di vista sociale. Fino a qualche tempo fa, in certi ambienti era assolutamente accettato il professarsi buddista, mentre profondamente denigrato l’essere cristiano. Ora non più. Ora, alla fine di questo doppio millennio pescino per il quale un sensazionale evento astronomico e astrologico, comunque stellare – perché per Matteo la stella è sineddoche del cielo – ci ha donato il cristianesimo, ecco che questo ritorna, e ritorna con quella stessa frequenza vibratoria interiore risonante in ognuno, che irradia sfericamente e inarrestabilmente in maniera profanamente e pericolosamente contagiosa. Tutti i segni sono tornati, tutti i presagi, e questo tentativo spericolato e dell’ultima ora di annichilimento dell’anima del quale pure Steiner ci aveva così puntualmente avvertito, non è che l’ultimo colpo di coda di un Leviatano destinato a soccombere miserevolmente. Non dobbiamo fare niente. Tutto si trasformerà per come deve essere. Ogni cosa prenderà la propria forma. Dobbiamo semplicemente sentire, respirare e vivere questo straordinario momento che così fortunatamente stiamo avendo l’opportunità di vivere, e dare a tutto questo una ragione, un motivo valido, cristico.

E non importa quanto di tremendo potrà accadere, perché siamo eterni, come il Tempo.

E quanto appena espresso non vuole essere un invito alla inazione, ma al contrario, ad una presa in esame della qualità dell’azione e del bersaglio al quale stiamo effettivamente mirando, che non è l’annientamento di un nemico illusorio, ma il riconoscimento della supremazia animica del nostro arsenale spirituale, perché è l’amore, che fa la forza.

Che ognuno partecipi a questa battaglia contro il drago coi mezzi spirituali che ha a propria disposizione, con il proprio Cristo, perché questa è, ma è importante comprendere di essere eterni, questa è la nostra sola arma:

la coscienza delle nostre ali.

Abbiamo giocato.

Vogliamoci bene e un abbraccio dal vostro Magister Ludi.

1Giuseppe Bezza – L’Astrologia storia e metodi – Teti Editore – Milano – 1980 – p.17

2Linguaggio Astrale – Anno XIII n° 2 – N. 123 – Bernard Melguen – Dall’era del Toro a quella dell’Aquario – CIDA – Torino – p.71

3Matteo non dà un numero preciso.

4Nadav Crivelli – I Numeri del Segreto – La Sapienza della Verità – Milano – 2000.

5La Bibbia Concordata – Arnoldo Mondadori Editore – Milano – 1968.

6Swami Sri Yukteswar – La scienza sacra – Astrolabio – Roma – 1993 – p. 17

7270° gradi corrispondono a circa 270 giorni, ovvero 9 volte 30 giorni.

8Virtualmente analoga all’esatto Solstizio d’Inverno.

9Al-Biruni – Gli Astri, il Tempo, il Mondo – Xenia Edizioni – p.54.



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