JUNG, SULLA GUERRA

«Devo porre una domanda al razionalista illuminato: la sua ragionevole riduzione ha portato a un benefico dominio sulla materia e sullo spirito? Egli accennerà con orgoglio ai progressi della fisica e della medicina, alla liberazione dello spirito dall’ottusità medievale e – da cristiano benevolo – alla redenzione dall’angoscia dei demoni. Ma noi domandiamo ancora: a che han portato tutte le conquiste della civiltà? La tremenda risposta sta davanti ai nostri occhi: non siamo liberati da alcun’angoscia, un tenebroso incubo pesa sul mondo. La ragione è finora miseramente fallita, e proprio ciò che tutti vogliono evitare accade con orribile progressione. Lottando, l’uomo ha fatto conquiste prodigiose nel campo dell’utilità, ma per questo egli ha anche spalancato l’abisso del mondo; e dove si fermerà? Dove potrà ancora fermarsi? Dopo l’ultima guerra mondiale si è sperato nella ragione; vi si spera ancora. Ma già si è affascinati dalle possibilità della fissione dell’uranio e ci si ripromette un’età dell’oro: il mezzo migliore perché crescano smisuratamente gli orrori della devastazione. E chi compie tutto ciò? Il cosiddetto innocente, ingegnoso, inventivo, ragionevole spirito umano, che purtroppo è inconscio della sua parte demoniaca. Anzi, questo spirito fa di tutto per non vedere la sua propria faccia, e in questo ciascuno l’aiuta secondo le sue forze. Ma niente psicologia, poiché questa stravaganza potrebbe portare all’autoconoscenza! Allora piuttosto guerre, delle quali è sempre colpevole l’altro; e nessuno vede che tutti fanno, come ossessi, quel che si fugge e si teme».

(Tratto da: Carl Gustav Jung – La simbolica dello spirito – Einaudi – Torino – 1975 – p. 57).

 



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